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SkinEco è l’Associazione Internazionale di Ecodermatologia, che valuta attraverso test di tossicità cutanea (test NRU) i prodotti affinché siano sicuri sulla pelle, efficaci, gradevoli e sostenibili per l’ambiente. Per la prima volta SkinEco ha esteso le proprie linee guida anche al settore detergenza riconoscendo i prodotti Winni’s per la cura della casa e per il bucato come Ecodermocompatibili. Non tutti i prodotti Winni’s hanno però il logo SkinEco ma solo quelli che entrano in contatto diretto con la pelle e quindi per i quali esiste un protocollo definito.
Non ci piace utilizzare la parola “ecologico”, in quanto esistono molte definizioni e spesso in contrasto tra loro. A noi piace essere chiari e trasparenti. Quindi preferiamo definirci a basso impatto ambientale, sulla base dei principi di sostenibilità ambientale e sociale.
Per legge i prodotti finiti non sono testabili sugli animali. Inoltre richiediamo a tutti i nostri fornitori gli attestati in cui si dichiara responsabilmente di non effettuare test su animali (con le nostre materie prime). Esistono molte certificazioni e tutte hanno un costo. Abbiamo sposato una linea etica che è in linea con i principi espressi da Vegan OK, una certificazione seria e accreditata. Questo non significa che non ne esistano altre altrettanto valide, ad esempio la LAV, che tuttavia comporterebbe ulteriori costi che andrebbero contro il principio di sostenibilità economica Winni’s.
Fino a poco tempo fa per tutelare la sicurezza del consumatore non esistevano metodi alternativi ai test su animali. Quindi in passato i fornitori di materie prime Winni’s hanno utilizzato questo tipo di test. Essendo i dati sui vecchi test sopra citati ancora disponibili, per legge devono essere riportati sulle schede di sicurezza dei prodotti, così come si può verificare nel Regolamento (UE) 2015/830. Il nostro impegno verso l’ambiente ci ha portato a selezionare nel tempo esclusivamente fornitori in grado di offrire i dati di sicurezza richiesti dalla legge, attraverso lo strumento dei test alternativi in vitro e quindi senza il coinvolgimento alcuno degli animali.
Assocasa (Associazione nazionale detergenti e specialità per l’industria e per la casa) ha prodotto un dettagliato studio sull’impatto ambientale di diverse filiere del detersivo: quello confezionato e quello sfuso. Il metodo utilizzato è il Life Cycle Assessment, una tecnica ideata per valutare i potenziali impatti associati a un processo/prodotto inteso come sistema: ovvero l’impatto di tutto il suo ciclo vitale, non solo il modo e il tempo che serve per produrlo e per smaltire i residui, ma anche altri fattori meno evidenti, come i chilometri effettuati per arrivare a destinazione, il numero di volte in cui la confezione viene riutilizzata, la produzione di flaconi vuoti e di cisterne per il trasporto, la distribuzione di cisterne piene e il ritiro di quelle vuote, lo smaltimento dei contenitori dopo il ciclo di utilizzo previsto.
Per quanto riguarda il consumo di energia, il flacone riutilizzabile (in genere di plastica più spessa) deve venire riusato almeno 3 volte per non inquinare più di quello usa e getta. Se invece il flacone monouso è in materiale riciclato al 100%, allora il flacone refill (così viene chiamato quello da riempire con il prodotto sfuso) deve venire riutilizzato 6 volte per un impatto decisamente vantaggioso per l’ambiente.
C’è poi da considerare il fattore distanza: man mano che il sito del distributore si allontana, sia dal consumatore che dall’azienda produttrice, l’impatto del sistema refill aumenta. A 1.000 km, sono necessari 10 riusi del flacone affinché sia vantaggioso il refill. E poiché i produttori in genere sono al Nord, lo sfuso al Sud non è conveniente per l’ambiente e, in effetti, è molto meno diffuso.
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